25 Aprile 2025… 80 anni!

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Buon 25 Aprile! Buona Festa della Liberazione e W San Marco!

Ad ottant’anni dalla Liberazione dell’Italia dall’occupazione nazi-fascista, tra tutti coloro che si distinsero in quel periodo cruciale della nostra storia, è doveroso ricordare il contributo di Otilla Monti Pugno.

Otilla, figura emblematica della resistenza a Chioggia, rappresenta il volto femminile del coraggio, dell’impegno civile e della lotta per la libertà: segno tangibile dell’importanza delle partigiane, oltre che dei partigiani.

Proprio nel decimo anniversario dell’installazione di questa targa, qui in questa circostanza, l’Amministrazione comunale, attraverso questa cerimonia e questo omaggio floreale sorretto finalmente da un decoroso sostegno a muro, vuole riscoprire l’importante ruolo delle partigiane di quel tempo e delle donne che lottano per la libertà e la pace nel mondo.

La figura di Otilla va ricordata con tutti gli onori perchè con lei si è iniziato a scrivere la storia della Resistenza chioggiotta al femminile, preludio di partecipazioni spontanee e organizzate. Fu la prima donna chioggiotta ad aderire alla lotta di Liberazione, per tingere di rosa quella libertà Macchiata di rosso dal sangue dei partigiani.

Ricordando Ottilla, ricordiamo tutte le donne della Resistenza. Grazie Otilla!

Carissimi concittadini e carissime concittadine,

permettetemi di salutare tutte le associazioni, le forze politiche presenti e tutti coloro che rappresentano i valori della Resistenza e della Libertà, e una comunità frutto della nostra Costituzione, colonna portante della nostra identità democratica, che prima di tale data, 80 anni fa, non poteva esistere, non poteva essere.

25 Aprile, è il giorno in cui la nostra amata Patria ha avuto la possibilità di rinascere dalle ceneri della guerra, scrollandosi di dosso l’oppressione della dittatura per abbracciare quell’idea di cooperazione, solidarietà, pace e libertà che chiamiamo Europa.

Un’eredità questa, che molti danno per scontato e che invece deve essere custodita nelle corde più profonde del nostro animo, con dedizione e memoria, come le radici più profonde della nostra Repubblica: esperienze umane, partigiane e cristiane che diedero vita ad una nuova Italia, la nostra Italia, fondata sulla dignità della persona e sul rispetto delle opinioni altrui.

Celebrare il 25 Aprile non è solo un esercizio di memoria: è un atto di responsabilità. È ricordare che ogni diritto conquistato – diritto di voto, di espressione, di associazione, di rappresentanza, … – è frutto di un cammino condiviso, spesso doloroso, ma sempre illuminato. La democrazia non è mai un’eredità passiva, ma un bene vivo, da difendere e coltivare con il dialogo, con l’ascolto e vale la pena sempre ricordarlo che l’amicizia civica è il frutto maturo della libertà.

E a chi oggi si lamenta di questa democrazia imperfetta, il messaggio è forte: meglio una brutta democrazia piuttosto che una bella dittatura!

E oggi, questa celebrazione assume un significato ancora più profondo. Perché non possiamo solo nuovamente “assaporare il fresco profumo della libertà” – per usare parole care alla nostra coscienza civile – ma possiamo anche estendere il nostro pensiero a chi, nel mondo, è ancora privo di questo bene fondamentale. Ai popoli che soffrono sotto il giogo della dittatura, a chi è travolto dall’orrore delle guerre, a coloro che soffrono una società ingiusta, giungano la nostra solidarietà, la nostra voce, il nostro impegno per un futuro di pace.

Il 25 Aprile, è la Festa della Liberazione dell’Italia dalla dittatura e dai totalitarismi nazifascisti, è festa di liberazione dalla guerra, è la festa di tutti, e come mi piace ripetere: quelle immorali e malsane idee di potenza, di superiorità etnica, di sopraffazione di un popolo contro l’altro, all’origine della Seconda guerra mondiale, lasciano oggi il posto a quell’idea di cooperazione, solidarietà, pace e libertà che si chiama Comunità Europea, l’idea di un Europa unita.

W l’Italia, W la Repubblica, W la democrazia.

 

Ogni anno, il 25 Aprile l’Amministrazione comunale, in questa giornata di festa, si ritrova con i cittadini a rendere omaggio con la difficoltà di trovare le parole più significative, più vere, e meno scontate, per esprimere il dolore e lo sgomento che chiunque prova davanti alle atrocità della guerra e dell’odio.

Eppure, oggi, nella quiete delle nostre strade e nella serenità dei nostri cuori, il 5 luglio del 1944 a Cavanella D’Adige.

si consumava un orrore inimmaginabile. Persone innocenti venivano strappate dalla vita, dalla loro vita, in un istante di inconcepibile follia e violenza inaudita.

Rendiamo omaggio a Pietro Mariano, Ortensia, Ennio e Narciso, davanti a questo Cippo, recentemente messo a nuovo dall’Amministrazione comunale, in commemorazione a questo efferato eccidio e abbracciamo simbolicamente i loro familiari, ai quali va tutto il nostro affetto.

Coltivare la memoria non è solo un atto di giustizia verso il passato, ma un dovere verso il futuro. È attraverso il ricordo consapevole e la riflessione condivisa che possiamo continuare a difendere i valori della democrazia, della libertà e della convivenza civile. In questo giorno così carico di significato, rinnoviamo il nostro impegno a costruire una società più giusta, più umana e più unita.

Oggi, giornata di festa, giornata di Liberazione, eppure ci ritroviamo qui, nel cuore delle nostre campagne, per fare memoria di quello che ha scosso le fondamenta della nostra comunità.

In questo luogo sacro, di ricordi e riflessione, vogliamo onorare la memoria di coloro che sono stati vittime di questa terribile tragedia e anche se non abbiamo conosciuto i loro volti e la loro personalità, continueranno comunque a vivere nei nostri cuori per trasformare il dolore del passato in una speranza per il futuro.

Ci raccogliamo in questo luogo della memoria a Cá Zennare tra #chioggia e #correzzola per rendere omaggio a Vittorino, Vittorio e Giuseppe. I loro nomi, incisi su questo cippo, ci ricordano il prezzo altissimo che la nostra comunità ha pagato in un tempo segnato dall’odio, dalla violenza e dalla negazione della dignità umana.

Strappati alla vita da ideologie disumane, questi giovani non hanno potuto conoscere il futuro che meritavano, che merita ogni essere umano. Ma il loro sacrificio continua a vivere nella memoria collettiva, come monito e come impegno: perché simili orrori non abbiano mai più a ripetersi.